O UMBE’! 65 MILION D’ FRANCHI! A V’NIN A MAGNAR A CA’ TOA?


È ormai tradizione, da quando la Franchi Marmi si è quotata nei mercati finanziari, assistere all’annuale annuncio dei ricavi milionari dell’azienda. Questo probabilmente è necessario all’impresa per costruire la narrazione della propria stabilità e solidità finanziaria in modo da attirare investitori e aumentare il capitale disponibile.

A noi invece leggere questi annunci fa un effetto diverso!

Ad esempio in quei milioni di euro noi leggiamo le tonnellate di montagna che sono state sottratte alle Alpi Apuane: leggiamo l’autodenuncia della predazione di una risorsa che appartiene a tuttə e che non può essere fonte di profitti milionari e di crescita sui mercati finanziari internazionali di una società privata.

Leggiamo in queste cifre quale sia la merce di scambio che porta le acque del nostro territorio ad essere colme di sostanze inquinanti tanto da costare alla comunità oltre 300.000 euro l’anno. Alla faccia dei profitti della Franchi Marmi.

Leggiamo il costo che paga l’ecosistema Apuano: l’estinzione di specie autoctone come il Tritone o la stessa Athamanta, la devastazione del sistema carsico più grande d’Europa e tutte le conseguenze sull’assetto idrogeologico del territorio che espongono tutta la popolazione ad un alto rischio alluvionale.

Leggiamo lo sfruttamento del lavoro di decine di persone, esposte ad incidenti gravissimi e spesso, troppo spesso, letali a causa dei ritmi inaccettabili che queste cifre stellari richiedono.

Leggiamo lo svilimento di un territorio intero attraverso la devastazione e l’annichilimento del bene più grande e irriproducibile: l’identità della comunità nelle stratificazioni storiche del paesaggio e di un ambiente unico.

Leggiamo la faccia tosta di chi sventola i suoi profitti in faccia ad una comunità distrutta da decenni di devastazione ambientale, disoccupazione, debiti comunali accumulati per la manutenzione di un territorio distrutto dall’escavazione industriale selvaggia.

Leggiamo l’arroganza di una classe sociale che guadagna vendendo un bene pubblico e facendo pagare i costi di produzione alla comunità.

Leggiamo l’ignoranza di chi di fronte ad una crisi ecosistemica globale ancora insiste nel puntare un orizzonte di crescita economica senza alcun riguardo per la conservazione della vita e dell’equilibrio ecologico indispensabile affinché essa possa riprodursi.

Quei 65 milioni di euro sono il bottino di una rapina che va avanti da decenni nel silenzio e peggio ancora nella complicità delle istituzioni!


English version

“O UMBE’! 65 MILION D’ FRANCHI! A V’NIN A MAGNAR A CA’ TOA?”

The title is written in Carrara’s idiom and expresses a typical local figure of speech “a vinin a magnar a ca toa?” which means “shall we come having food from your table?”. “Umbe’” is short for Umberto Franchi, owner of the marble corporate FUM, based in Carrara, to whom the question is directed to criticize the 65milion Euros of FUM turnover in 2021st. This expression is something we inherit from the conservative side: they use this against the environmentalists, referring to unemployment that, in their opinion, is well balanced, when not well solved, by the extraction activity.

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